di Andrea Liparoto, da Patria Indipendente, 16 giugno 2023
La scelta del governo per l’ultimo saluto a Silvio Berlusconi ha imposto al Paese di genuflettersi davanti a una figura profondamente divisiva. E contro Tomaso Montanari, tra i pochissimi che hanno levato una voce di dissenso, si è scatenata una vergognosa campagna di delegittimazione
Quello a cui abbiamo assistito molto recentemente è stato un inaudito e muscolare atto di arroganza da parte del potere. Col lutto nazionale per la scomparsa di Silvio Berlusconi, il governo ha imposto al Paese e alle sue Istituzioni l’inginocchiamento di fronte a un uomo che non ha affatto unito le italiane e gli italiani intorno alla sua figura, profondamente divisiva e non esattamente onorevole da infiniti punti di vista, compreso quello inerente il suo agire e dire rispetto al fascismo e al neofascismo.
Berlusconi era di parte, la parte oggi costituente, guarda caso, il governo stesso. Questo governo che ha preteso che tutti gli edifici pubblici abbassassero la bandiera tricolore; che ha ottenuto – tramite i suoi referenti di vertice informativo neonominati – la servitù pubblica televisiva con incredibili messe in onda al limite dell’agiografico e con la diretta del funerale su Rai1; che ha bloccato i lavori parlamentari, tutto in virtù di una opportunistica ri-unzione del Signore.
La democrazia in quei giorni ha vissuto momenti di evidente sospensione, una vicenda che ha davvero segnato e segnerà la storia della Repubblica.
A questo si è opposta subito la responsabile voce del rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, che ha rivendicato l’autonomia dell’Istituzione da lui presieduta rifiutando l’abbassamento del tricolore posto sull’edificio universitario. A sostenerlo l’ex parlamentare e ministro Rosy Bindi. Contro di lui è in corso una vergognosa campagna di delegittimazione suggellata da una interrogazione parlamentare della Lega. A Tomaso Montanari dovrebbe andare la pubblica solidarietà – lo fa con forza l’autore del presente articolo – di tutte e tutti i sinceri democratici.
Alla democrazia, poi, dovrebbe essere dedicato un intenso impegno di denuncia, in ogni luogo, in ogni occasione, anche contro l’incredibile e diffuso conformismo manifestatosi con tanti, troppi silenzi e dichiarazioni tattiche di vari esponenti di opposizione.
Non è dato sapere se accadrà. L’unico dato disponibile è un funerale che non smetterà – già si parla di intitolazioni di piazze e di leggi in onore – e che ha divorato in due giorni la dignità di questo Paese.
Andrea Liparoto, responsabile comunicazione e stampa ANPI